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L’angolo di Rodari

Ma volete sapere com’era decorato l’albero di Gianni Rodari? Scopriamolo insieme dalle sue vive parole.

Il mio albero di Natale è troppo ingombrante perché io possa piantarlo in un angolo del salotto (veramente non ho nemmeno un salotto) o magari in anticamera, nel portaombrelli. Potrò fare domanda al sindaco per avere una piazza a mia disposizione? E’ difficile che il sindaco mi possa accontentare. Pianterò il mio albero di Natale in questo angolo del “Pioniere” che, per quanto piccolo, può contenerne tutti i doni, più uno, o più un milione: può contenere tutto quello che io voglio metterci.

Osservate, sul ramo più alto, tra due comete d’argento, quella meravigliosa pistola ad acqua. A chi credete che sia destinata? A tutti i fabbricanti di bombe atomiche e di razzi a gittata più o meno lunga. L’acqua, nel serbatoio, è tenuta costantemente a temperatura gelida: affinché quei signori, spruzzandosela in testa, possano fare una doccia rinfrescante, svegliarsi dai loro bollenti sogni, guardarsi attorno e dare la mano a tutti noi, gente qualunque che vogliamo soltanto un po’ di pace.

Mi chiedete per chi è quel magnifico monopattino? Mi sembra chiaro: voglio regalarne un esemplare a tutti gli automobilisti troppo frettolosi, pregandoli di aver meno fretta. Almeno un giorno, almeno il giorno di Natale, potrà trascorrere senza incidenti stradali? Anima, signori: lasciate la macchina in garage!

Su questo ramo ho disposto tappi e turaccioli di ogni forma e grandezza. Sono tutti la mia invenzione. Si chiamano: “Antibugia”. Un momento prima di dire una bugia, si ficcano in bocca: la bugia non può uscire, torna indietro e si perde nel labirinto delle vene e delle arterie. Grandi e piccoli, professori e scolari, ministri e giornalisti, mamme e bambini: potete stare un giorno intero senza dire bugie? Se l’impresa vi sembra difficile, adottate il tappo antibugia del mio albero di Natale.

E ora non meravigliatevi di scorgere, tra i rami cosparsi di fiocchi di neve e fioriti di lampade colorate, in mezzo a un milione di giocattoli, le lettere dell’alfabeto: A, B, C, D… Anche l’alfabeto è un dono: c’è chi non l’ha mai ricevuto.

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