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Il Viaggio di Lei: cos’è realmente il potere?

Continua Il Viaggio di Lei che non ha voglia di fare la guerra, che vuole impegnarsi per creare una società nuova, che vuole realizzarsi senza essere giudicata, che vuole essere considerata un essere umano. Per creare un vero cambiamento occorre fare attenzione ai propri pensieri, soprattutto a quelli che impediscono di immaginare nuove possibilità.

In sostanza, per smettere di aderire al patriarcato non è sufficiente diventare potenti: occorre cambiare radicalmente, anche se il cambiamento fa paura e sembra impossibile. Occorre ripensare cosa sia realmente il potere.

Il potere personale non è qualcosa che si possiede, e una sensazione, qualcosa come l’essere fortunati, lo si può definire come uno stato d’animo. Il potere non appartiene a nessuno e la chiave del potere accumulato è che può essere usato solo per aiutare qualcun altro ad accumulare potere. Chi è fortunato agisce con forza senza ossessione, agisce in nome del suo scopo, e non è una pulsione, per orgoglio, per libidine. È qualcosa che va usato solo per aiutare altre donne e altri uomini ad accumulare a loro volta altro potere, cioè ad agire nel mondo con la sensazione di essere fortunati: per costruire non per distruggere.

Questo cambiamento di pensiero è epocale, definitivo, e quindi difficile. La logica patriarcale è individualista e paternalista: devi pensare solo a come superare singolarmente i condizionamenti sociali e le difficoltà, e il Potere è un grande Padre che deve proteggerti.

Hulya Ozdemir

Dobbiamo imparare a non subire le tre grandi ferite narcisistiche teorizzate da Freud: la prima è la rinuncia all’illusione di trovarci al centro dell’universo. La seconda ferita è la rinuncia all’idea di discendere da Dio: la teoria dell’evoluzione colloca l’uomo nella natura, lo collega con gli altri esseri viventi, di cui torna fratello e non superiore. La terza ferita dell’uomo occidentale è stato infine causata proprio da lui: la psicanalisi ha messo in luce che siamo guidati da pulsioni inconsce e che, in sostanza, non siamo padroni di noi stessi. L’io cosciente è solo la piccola punta dell’ice-berg della vastissima personalità umana, che è molto più estesa sotto la superficie dell’acqua che non sopra.

Ci sono pazzi che guardano in faccia le persone e il loro comportamento perchè conoscono la semiologia, sanno che la cultura produce dei codici, che i codici producono il comportamento, che il comportamento è un linguaggio e in un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto e convezionale, tecnicizzato e sterilizzato, il linguaggio del comportamento, fisico e mimico, assume una decisiva importanza. Oggi la cultura si esprime con il linguaggio del comportamento, fisico e meno con il linguaggio verbale.

La formazione culturale standard non esiste più e la comunicazione immediata dei social network non fa che accelerare il processo. Non c’è più distanza tra chi ha studiato e chi non lo ha fatto, ciascuno ha un proprio profilo e può interagire con chiunque. Ciò che ha veramente importanza è la visione che hai della realtà e ciò può trasparire dal modo in cui scegli di condividere la tua vita sui social network.

I nuovi barbari hanno una nuova grammatica della mente, non hanno difficoltà ad abituarsi ai social network, alle nuove tecnologie, alla realtà virtuale, non hanno problemi ad accettare il futuro.

Chi crede di poter tenere a bada ogni desiderio e bisogno e in generale di poter controllare tutta la propria vita è un illuso. Perché non gira tutto intorno a noi, chi ha la mania di controllo o giudica il comportamento di un altro, semplicemente non si rende conto che tutta la vita potrebbe cambiare in un istante.

Non esiste una vita perfetta: esistono vite autentiche e vite inautentiche, cioè vite percorse seguendo il cuore e vite percorse cercando di reprimere costantemente i propri desideri.

In questi anni sta avvenendo una distruzione di tutte le certezze che hanno da sempre accompagnato l’umanità: la memoria del passato non è più scontata, la visione del futuro per alcuni è motivo di entusiasmo, per altri è simile a un’apocalisse. E’ avvenuta un’erosione dei punti di riferimento, degli spazi sacri, dei riti di passaggio, del linguaggio e dei diritti. E’ proprio per questa ragione che la rabbia e il risentimento sono fenomeni dilaganti. Eppure i punti di riferimento, gli spazi sacri, i riti di passaggio esistono ancora, bisogna solo andarli consapevolmente a cercare. Oggi abbiamo la responsabilità di scegliere se dare sfogo alle pulsioni o se agire sulla base dei sentimenti, cioè se rovesciare sugli altri ciò che percepiamo istintivamente o se trasformarlo in carburante fisico e mentale per agire nel mondo.

Le storie hanno sempre avuto per l’umanità un effetto trasformativo e rivoluzionario, aiutano chi le ascolta e le legge a passare all’azione, a cambiare la propria vita. La filosofa Martha Nussbaum ha scritto che raccontare storie “ci permette di entrare con l’immaginazione nelle vite di persone lontane e di provare emozioni connesse con tale partecipazione”. Questa partecipazione ha ricevuto una dimostrazione scientifica da parte della neurofisiologia, grazie alla scoperta dei neuroni specchio. Si tratta di neuroni che riflettono quello che vediamo fuori di noi e quello che immaginiamo. Avviene lo stesso con le storie, ma non con tutte le storie, solo con quelle che nascono da una vera urgenza, dal bisogno di offrire al mondo una prospettiva inedita attraverso cui guardarsi e guardare. La lettura diventa esperienza e per questo può condurre fuori dalla gabbia da cui non sapevamo di essere rinchiusi.

Ogni vita autentica è una vita imperfetta, una finestra da cui guardare l’universo. L’invito è di non portare il peso delle proprie scelte come un fardello da cui difendersi, a non vedere nelle conseguenze delle azioni una ferita insanabile.

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