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Il Viaggio di Lei: il coraggio di pensare da sè

Continua Il Viaggio di Lei che è una pensatrice complessa, amante del paradosso, che non cede mai al pregiudizio, cui non importa nuotare controcorrente senza lasciarsi trasportare dalle mode o dalle opinioni correnti, che pensa con la propria testa e su ogni argomento formula un giudizio originale.

Lei ha “il coraggio di pensare da sè” si serve della sua intelligenza per dirimere i dilemmi della vita e prendere tutte le decisioni senza delegare la propria responsabilità o rinunciare alla propria libertà.

La filosofia è sempre stata l’arte di vivere, l’arte di esistere, che non è solo teorica, ma soprattutto pratica. È un insieme di esercizi per la cura di se. La fioritura è un percorso che unisce l’io al tu, si tratta di scoprire il “prendersi cura” abbandonando il controllo e il desiderio di onnipotenza scegliendo l’equilibrio. Agendo secondo i propri desideri, i tempi e le inclinazioni coltivando la meraviglia.

Ascoltare non è un’attività banale, ascoltare significa decodificare. Ascoltare è sempre un esercizio di immaginazione, di meraviglia. Non c’è comunicazione senza ascolto. Il silenzio comunica delle cose, è necessario per comunicare.

Gli unici punti di riferimento sono i desideri, che spesso non sono autentici, ma ossessivi, specie se legati al successo e ai beni materiali.

La felicità è ciò che mette un punto fermo alla fuga in avanti del desiderio. Il desiderio non è qualcosa di negativo, rappresenta una tensione creativa, desiderare non è sbagliato anzi vanno coltivati perché sono degli acceleratori di vita. A volte però diventano ostacoli quando non sono autentici, quando mettono in discussione il nostro percorso.

E se fossi già felice?

Racconta la tua storia senza nascondere niente, parla pure di te come dell’eroina di un romanzo, ma non dipingerti come un essere perfetto.

Pensa ai tuoi film preferiti: anche quelli che finiscono bene hanno avuto nell’intreccio tribolazioni, dolori, traumi, che sono il materiale di cui è fatta la vita tanto quanto lo sono le gioie, le soddisfazioni, gli ottenimenti. E se riesci a isolarli, a guardarli a lungo rimuovendo la scia di dolore che avevano provocato, potrai osservare quelle nuove strade che hanno saputo aprirsi senza che te ne accorgessi. Il dolore, infatti, spesso è li a coprire parti della mappa del tesoro che ancora non hai avuto il coraggio di vedere.

Racconta tutto, quindi, e fai di te un’eroina rabbiosa, impulsiva, ansiosa, legata al giudizio degli altri, insicura. Esci dalle categorie di forte e debole: puoi essere entrambe le cose o nessuna delle due. Puoi essere forte in un caso e debole in un altro, non fa differenza quel che conta è essere libera dai blocchi imposti. Ripartendo da lì potrai comprendere qual è stato davvero la storia della tua vita, e quale futuro potrebbe aprirsi davanti a te.

In caso contrario quella parte irrisolta continuerà a pulsare, tenterà sempre di farsi spazio, esprimendosi con aggressività incontrollata o con l’incapacità di dire no o di affermare la propria volontà.

Come si fa a trasformare le emozioni negative?

Come si fa a disinnescare il modo meccanico che abbiamo di reagire in modo spiacevole alle situazioni? Servono le storie, serve riportare a galla ciò che abbiamo dimenticato ma che ci provoca ancora dolore e che ci impedisce di vivere come potremo.

Ripercorri la tua vita come fosse una mappa che conduce a un favoloso tesoro, in cui ogni avvenimento sia un’indicazione utile a trovare sotto la grande X ciò che sei davvero. Il racconto della parte rimossa ti aiuterà a trovare la direzione futura della tua vita. Per farlo servono tempo e silenzio, serve qualcuno in grado di ascoltare senza giudicare, di accogliere il racconto e aiutarti a trasformarlo. Trasformare le emozioni negative significa imparare a esprimere la creatività, imparare ad ascoltare la propria parte profonda per vederla, finalmente fiorire.

Tale storia può essere utile anche agli altri, e per vivere davvero ha bisogno che venga ascoltata e presa come esempio, che serva ad altri e altre per trasformare le gabbie in chiavi e scappare.

Una donna ha bisogno prima di tutto di liberarsi dai condizionamenti, dalle limitazioni, dalle relazioni tossiche; poi ha bisogno di raccontarsi con altre donne e infine di esprimere la propria parte divina e creativa, creando intorno a sé un ambiente da onorare, da vivificare, da festeggiare, da rispettare. Tra donne ci si capisce più profondamente e si entra in guerra più profondamente. Una guerra che potrebbe non finire mai, un legame d’amore che nessuno potrebbe mai sciogliere.

Non si può lavorare da soli all’edificazione di una società paritaria. Ciò che possiamo fare è però prestare più attenzione, educare e educarsi al modo in cui si valuta una persona, alle parole che si usano, alle discriminazioni che si rischia di compiere, soppesando con criterio le minacce e le opportunità che la vita quotidiana ci riserva. Un campo di gioco decisivo è il linguaggio, che oggi incarna e diffonde una visione del mondo limitante e distorta.

Il linguaggio comune è specchio e strumento di una violenza sul femminile che ferisce quotidianamente donne e uomini. Per imparare a raccontarti devi saper scegliere le parole: devi capire, cioè, che il linguaggio che usi ogni giorno è il veicolo principale su cui viaggia quel che ti costringe a essere meno di quello che sei veramente. Perché il linguaggio è come una funivia: consente di raggiungere luoghi che altrimenti inarrivabili. Le parole salgono sui fili della funivia sono i confini del linguaggio: non puoi scendere se sei in volo, ma solo quando arrivi nel luogo in cui è possibile saltare giù senza farti male.

Il linguaggio che usi ogni giorno è fondamentale per entrare in relazione tra esseri umani, ma non è uno strumento neutrale: le frasi fatte che usi, il genere delle parole che scegli, gli epiteti che affibbi a qualcuno contribuiscono a rafforzarti o indebolirti.

Molti studi hanno dimostrato che la questione non riguarda tanto il parlare correttamente: hanno dimostrato che la lingua condiziona il modo di pensare, e che parlando male si pensa male. I limiti del linguaggio sono i limiti del mondo: parlando sessista, si pensa sessista. Fare riferimento ai diritti dell’uomo e non della ai diritti della persona, per quanto possa sembrare incredibile ad alcuni, porta a considerare solo l’uomo il centro del discorso.

Il linguaggio deve diventare un campo d’azione comune, dove osservare i modi con cui le nostre menti si nutrono del mondo. Non per sostituire la dominazione delle parole maschili con quella delle parole femminili, ma per essere liberi di pensare attraverso strumenti non disequilibrati. Dobbiamo impegnarci per trasformare questa cultura, partendo dall’equità di trattamento linguistico, lavorativo e sociale, ma puntando ben più lontano.

Racconta tutto, per farlo hai bisogno di carta e penna. Oggi siamo meno abituati a utilizzarli, per via del computer, ma oggetti semplici come un quaderno e una penna saranno i tuoi compagni di viaggio.  Scrivere a mano è fondamentale, per molte ragini, come dimostrano gli studi, quando scriviamo a mano libera siamo costretti a pianificare un percorso e diamo vita a un risultato molto variabile. Questa variabilità della scrittura è un’opportunità, perché è attraverso il disordine, la confusione e gli errori prodotti che è possibile automigliorarsi. Scrivere è anche un modo per vedere la forma della propria personalità, cosa che non si manifesta un granchè scegliendo il Baskerville o il Times New Roman, mentre invece appare evidente in tutta la sua meraviglia nella grafia. Scrivere su carta impara meglio a pensare. È più vantaggioso prendere appunti su carta perché quando scrivi a mano stai sempre rielaborando il materiale in diretta. Quando invece digiti sulla tastiera non inneschi la tua capacità critica, e inibisci con l’appuntare banalmente quel che riesci a trascrivere. Scrivere su carta è un modo eccellente per pensare meglio. Sforzarsi di scrivere le lettere, si attiva un circuito neuronale che facilita il processo di apprendimento. È stato provato che quando ci si trova in un momento difficile, la scrittura su carta aumenta l’uso delle regioni prefrontali, quelle coinvolte nell’espressione della nostra personalità e nei rapporti con gli altri, e riduce l’attività dell’amingdala (l’archivio della nostra memoria emozionale, che si occupa in particolar modo di gestire la paura). L’effetto è quello di imparare a riconoscere e a padroneggiare le proprie emozioni.

Scrivere fa spazio dentro, serve a fare ordine. A questo serve il quaderno, non farlo leggere a nessuno. Appunta sul Diario tutte le frasi che ti colpiranno fra quelle lette qui sia quelle della vita quotidiana.

Apri la prima pagina del tuo Diario, scrivi una lettera, il mittente sei tu ora il destinatario di questa lettera sei tu del futuro. Prendi coraggio e racconta a te del futuro chi sei. Quali sono i tuoi desideri e quali le tue paure. Come stai, cosa vuoi, dove stai andando. Fatti la domanda (Come sto?) e datti una risposta. Fallo seriamente dai importanza al momento, crea uno spazio vuoto, senza distrazioni. Non serve avere talento per scrivere, serve il bisogno di narrazione e quello è proprio di ogni essere umano.

Adesso hai di fronte a te quattro strade.

La prima è un’autostrada: veloce, libera e perfettamente asfaltata.

La seconda è una strada di campagna: lenta, sterrata, di difficile attraversamento, ma dalla splendida vista.

La terza è una strada provinciale: attraversa vari paesini.

La quarta è una grande via di città: trafficata, piena di spunti, molto rumorosa.

Prenditi tutto il tempo che ti serve e poi rispondi: quale vita scegli? Quale strada oggi percorrerai? Passerai per luoghi affollati rischiando di perderti o sceglierai di arrivare a destinazione il prima possibile?

Quale via sceglieresti? Ricorda che “Tutte le strade sono uguali; non portano da nessuna parte”, ma non per questo sono tutte uguali per te.  

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