creiamo cultura insieme, donne straordinarie, Il Viaggio di Lei

Il Viaggio di Lei: ciò che conta è la direzione di marcia, il traguardo che ci ispira.

Riprende Il Viaggio di Lei e delle donne che incontra ogni giorno, delle donne che vivono in questi anni il pieno delle loro vite, che sono nel mezzo del cambiamento culturale, donne a cui è chiesto molto, moltissimo. Donne che si perdono poco, pochissimo. Donne che non si accontentano mai, sempre in cerca della perfezione. Donne che non si fermano a godere delle conquiste, ma che pensano sempre di dover migliorare. Donne che non hanno il tempo di sé, ma che provano a non trascurare mai nessuno. Donne che fanno fatica a chiedere, ma che rispondono solo sì. Donne che si interrogano sul proprio stile, che temono di essere troppo femminili. Donne che cercano il proprio perché, che provano a guardare lontano. Donne generose. Donne insicure Donne stupende. Donne che guardano al futuro anche con gli occhi di chi verrà.

Oscar Wild sosteneva che il paese più importante da segnare sulle mappe è Utopia: non conta solo dove siamo qui e ora, ma la direzione di marcia, il traguardo che ci ispira.

Ci servono mappe intelligenti per orientarci e capire dove siamo ora, dove andremo domani. 

In questo momento storico è necessario rivedere le regole del gioco democratico e definire nuove politiche.

Dai tempi di Confucio in Cina, di Platone ad Atene, poi di Macchiavelli a Firenze e di Montesquieu a Parigi, ci si interroga sulle ricette che fanno il governo ideale e lo Stato sano. L’umanità si appassiona per questioni cruciali: quali sono le fondamenta di una pace durevole, che cosa garantisce il benessere e la sicurezza dei popoli nel lungo termine, quali società trovano un rapporto armonioso con la natura.

La vitalità di un popolo si proietta nei rapporti con i vicini, amici o nemici; nelle relazioni internazionali, nelle alleanze, nelle politiche di potenza, purtroppo nei conflitti. Migrazioni e pandemie incidono sugli equilibri tra le civiltà. Terrorismi e fanatismi, ideologie dell’odio possono alterare il corso della storia. Il cambiamento climatico ebbe un peso già molti millenni fa. La posizione della donna, dei giovani, ha dato una fisionomia a intere società e periodi storici.

Ogni crisi vicina e lontana ci costringe a capire la fisicità del mondo in cui viviamo. La geografia e la storia come le abbiamo studiate sui banchi di scuola non ci bastano. Un po’ perché il mondo è stravolto rispetto alle fotografie obsolete dei manuali scolastici. Tante linee rosse che invecchiano a gran velocità e la scuola non ci ha insegnato a guardare oltre.

Tutto si lega strettamente alla politica e nessun popolo sarebbe mai stato altro che quello determinato dalla natura del suo governo.

Qual è la natura del governo atto a formare il popolo più virtuoso, più illuminato, più saggio: il migliore, insomma, usando la parola nel suo senso più alto? Qual è il governo che, per sua natura, si mantiene sempre più fedele alla legge?

La parola “politico” stava originariamente per “cittadino”, mentre ora significa in molti casi “truffatore di cittadini”. Sarebbe il caso di riportare la politica al suo significato originale di mettersi al servizio del popolo per gestire gli affari pubblici nell’interesse generale.

Il governo è uno strumento perché gli uomini possano riuscire a lasciarsi in pace l’un l’altro, e quanto più è efficace tanto più lascia in pace i governati.

Non può forse esistere un governo in cui non siano le maggioranze a decidere di fatto ciò che è giusto o sbagliato, ma la coscienza?

 “Solo le passioni, le grandi passioni possono elevare l’anima alle cose grandi” Sentire prima di pensare

Rousseau afferma che ancora bambino trascorreva le notti a leggere con il padre e in breve tempo acquistò oltre che una facilità di lettura estrema e a capire se stesso, anche un’intelligenza delle passioni, non aveva ancora idea delle cose, ma conosceva già tutti i sentimenti. Non aveva capito niente ma aveva sentito tutto. Verrebbe da dire penso come sento. Sento dunque sono.

Il pensiero rousseauiano ruota intorno a una coppia di sentimenti che ne costituiscono gli assi portanti: l’amore verso se stessi e il sentimento che ne deriva nei confronti degli altri, la pietà. Afferma che esistere equivale a sentire e gli atti di coscienza non sono giudizi, ma sentimenti. La pietà al posto della massima “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, ispira un’altra massima di bontà naturale “Procura il tuo bene con il minor male possibile per gli altri”.

Oggi è importante rileggere Rousseau,  poiché l’empatia è eclissata da una feroce competitività individualista. Senza empatia la coesione sociale svanisce.

La ragione striscia, ma l’anima si innalza; se siamo piccoli per la nostra intelligenza, siamo grandi per i nostri sentimenti e, a prescindere dal nostro rango nel sistema dell’universo, un essere amico della giustizia e sensibile alla virtù non è assolutamente abietto per natura.

Rousseau definisce il corpo politico come un essere morale che possiede una volontà; e questa volontà generale è la fonte delle leggi e nello stesso tempo regola del giusto e dell’ingiusto. 

Il motto dell’Illuminismo è secondo Kant “avere il coraggio di pensare da sé ”servirsi della propria intelligenza per dirimere i dilemmi della vita e prendere tutte le decisioni senza delegare la propria responsabilità o rinunciare alla propria libertà.”

La natura è un laboratorio intellettuale e la riflessione filosofica sarebbe come un sentiero in alta montagna cui si può accedere solo costeggiando una scarpata e una salita ripida e rocciosa disseminata di massi appuntiti; “questa via d’accesso è un percorso solitario, che diventa sempre meno frequentato man mano che si sale. In alture, nell’aria pura della montagna, si può già vedere il sole quando in basso ancora regna la notte”. Per Schopenhauer :”Il vero filosofo cercherà soprattutto chiarezza e precisione e si sforzerà sempre di somigliare a un lago svizzero che, grazie alla sua calma, benchè così profondo, ha grande trasparenza”.

“La volontà generale è in ogni individuo un atto puro dell’intelletto che nel silenzio delle passioni ragiona su ciò che l’uomo può esigere dal suo simile e su ciò che il suo simile ha diritto di esigere da lui”.

“La volontà generale è sempre retta e tende sempre all’utilità pubblica, ma non ne consegue che le deliberazioni del popolo siano sempre fornite della stessa rettitudine. Si vuole sempre il proprio bene, ma non sempre lo si vede; non è possibile corrompere un popolo, ma spesso lo si inganna, ed è soltanto allora che sembra che egli voglia il male.

Vi è sovente molta differenza tra la volontà di tutti e la volontà generale: questa riguarda solo l’interesse comune, l’altra l’interesse privato e no è che una somma di particolari volontà; ma se si tolgono queste volontà stesse quelle che con le loro richieste in più o in meno si eliminano tra loro, resterà come risultato della somma delle differenze la volontà generale”.

“Se fossero meno accecati dalla propria ambizione, i politici vedrebbero quanto sia impossibile che qualunque istituzione possa funzionare secondo lo spirito con cui è stata creata se non è guidata dalla legge del dovere; sentirebbero che il maggiore propulsore dell’autorità pubblica è nel cuore dei cittadini  e che nulla può supplire ai costumi ai fini del mantenimento del governo.

Il peggiore di tutti gli abusi è obbedire alle leggi soltanto in apparenza per poterle infrangere di fatto con maggiore efficacia”.

Gli unici mutamenti importanti, quelli in grado di rinnovare le civiltà, sono quelli che avvengono nelle opinioni, nelle concezioni e nelle credenze dei popoli.

 “Non si tratta di insegnarmi che cos’è la giustizia, bensì di mostrarmi che intereasse c’è nell’essere giusti”

“E’ dall’odine sociale stabilito tra noi che traiamo le idee di ciò che immaginiamo, e cominciamo a diventare uomini solo dopo essere diventati cittadini”.

Secondo me dobbiamo essere prima uomini, poi cittadini. Non è tanto desiderabile coltivare il rispetto della legge quanto quello per la giustizia. L’unico obbligo che ho diritto di assumere è quello di fare in ogni momento ciò che ritengo giusto. La legge non ha mai reso gli uomini più giusti; e, a causa del loro rispetto per essa, anche quelli ben disposti diventano quotidianamente agenti d’ingiustizia.

Le leggi ingiuste esistono: dobbiamo accontentarci di obbedire o dobbiamo sforzarci di correggerle, e dobbiamo obbedire finchè non ci siamo riusciti, oppure trasgredirle subito?

L’unico voto che può accelerare l’abolizione della schiavitù è quello di colui che con il voto afferma la propria libertà.

La libertà di pensiero e di azione umana è possibile solo in condizione di conoscenza insicura e limitata.

C’è ben poca virtù nell’azione delle masse. All’interno di questo agglomerato di persone svanisce la personalità cosciente. Dunque, elementi come i sentimenti e le idee si orientano in un’unica direzione, dando vita ad un’anima collettiva, seppur passeggera. Si potrebbero racchiudere le caratteristiche della folla in tre grandi concetti: l’autoreferenzialità, la contagiosità e la suggestionabilità. Queste folle non accumulano intelligenza, bensì mediocrità, in quanto l’uomo fa la differenza nella sua singolarità e non all’interno di una moltitudine. Gli individui di una folla, poiché regna l’anonimato, assumono un sentimento di invincibilità.

I confronti generano l’amor proprio e le funeste conseguenze. “Non appena un uomo si paragona agli altri diviene necessariamente loro nemico, poiché ognuno, volendo in cuor suo essere il più potente, il più felice, il più ricco, non può guardare che come un nemico in agguato chiunque, avendo lo stesso segreto progetto, diventa per lui un ostacolo”. Tutto ciò produce necessità artificiali e superflue la cui provvisoria soddisfazione richiede la presenza di altri , “dei quali diventa in un certo senso schiavo, compreso quando ne è signore e padrone”.

Torno con la mente al presente e mi guardo intorno. Ricorda che la meritocrazia si basa sulla fiducia, sulla trasparenza e sulla capacità di riconoscere i talenti.

Esistono tre tipi di approcci nella conduzione dei rapporti interpersonali. Nel primo si pensa solo a se stessi e si trattano gli altri in modo scorretto. Il secondo consiste nel mettere sempre gli altri prima di se stessi. Il terzo approccio è la scelta giusta… la persona mette se stessa prima di tutto il resto ma tiene conto degli altri. Assertività e autostima.

Naturalmente il nostro comportamento cambia a seconda del contesto e dell’interlocutore, ma ognuno di noi tende a riproporre una modalità prevalente. Essere assertivi è il modello a cui tendere. Vuol dire raggiungere un equilibrio tra se stessi e gli altri.

Cosa vuol dire essere assertivi?

  • Comunicare con convinzione le proprie qualità anche con un linguaggio del corpo efficace.
  • Essere chiari nel comunicare i propri valori.
  • Affrontare il confronto con serenità gestendo le proprie emozioni.
  • Saper esprimere quello che si vuole con entusiasmo capendo il contesto e il suo interlocutore.

L’autostima è una delle basi fondamentali del comportamento assertivo. Una persona non può definirsi assertiva se prima non possiede una profonda autostima. Credere in se stessi è quel valore aggiuntivo che ci permette di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, di lottare sempre per conquistare i nostri obiettivi e per realizzare i nostri sogni.

L’autostima si basa su due elementi: il senso di sicurezza e il senso di significato. Il senso di sicurezza comprende sentirsi amati e accettati. Il senso di significato riguarda lo scopo della nostra vita e capire quali sono le nostre qualità per poterlo realizzare.

Perché non importa quanto piccolo possa sembrare l’inizio: ciò che è ben fatto una volta è fatto per sempre.

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